amore, innamoramento, donne – Zafón

Il labirinto degli spiriti – C.R. Zafón

  • “E lei? Ingenuotto facile a innamorarsi intrappolato nella ragnatela della regina della notte o bacchettone volenteroso?”
    Fernandito ci pensò su
    “La prima che ha detto, suppongo”
    “Non si vergogni, la vita è così. Imparare a fare differenza tra il perché si fanno le cose e il perché si dice di farle è il primo passo per iniziare a conoscere se stessi. E da lì a smettere di essere un cretino ce ne cosse.”
    “Lei parla come un libro, Fermín.”
    “Se i libri parlassero, non ci sarebbero tanti sordi in giro.
    Quello che lei deve fare, Fernandito, è cominciare a evitare che gli altri le scrivano i dialoghi. Usi la testa che Dio le ha piazzato sulle cervicali e si scriva da sé il libretto, perché la vita è piena di trafficanti avidi di riempire la testa del rispettabile pubblico con le stupidaggini che gli convengono per continuare a tenersi in groppa all’asino e con la carota in resta. Lo capisce?”
    “Credo di no”
  • “Le dia questo bacio una buona volta o non la finiamo più”
    E il principe Armando la baciò con tutta la sua oscurità. Aveva le labbra di cannella ed evidentemente sapeva come si bacia una donna, con arte, tempra e la lunga esperienza di un artista orgoglioso del proprio lavoro. Alicia si lasciò percorrere da un brivido che agitò angoli del suo corpo che aveva dimenticato e chiuse gli occhi, sigillando le lacrime.
  • Il denaro non darà la felicità, ma la chimica a volte ci porta abbastanza vicino
  • Il livello di barbarie di una società si misura dalla distanza che cerca di mettere fra le donne e i libri.
  • il cuore di una ragazza è come una bancarella di petardi al sole estivo
  • l’inferno li fa e loro li uniscono
  • Ci si innamora davvero soltanto quando non ci si rende conto che lo si sta facendo. E io mi innamorai di quell’uomo spezzato e profondamente infelice molto prima di iniziare a sospettare che mi piaceva.
    […] Se avessi dato ascolto al buon senso, sarei scappata via di corsa, ma. quel punto avevo ormai preso gusto a contraddirmi da sola.
  • Come sarebbe bella la vita se fossimo capaci di amare chi lo merita.
  • la baciò sulle labbra lentamente, come se volesse bersela
  • “Il suo non è amore, è fregola” precisava Fermín. “Alla sua età è chimicamente impossibile percepire la differenza. Madre Natura ha bisogno di queste astuzie per ripopolare il pianeta, perciò inietta a piene mani ormoni e stupidità nelle vene dei giovani, perché ci sia carne da cannone pronta a riprodursi come un coniglio mentre s’immola in nome di ciò che dicono banchieri, chierici e visionari della rivoluzione, i quali hanno bisogno di idealisti e di altre calamità per impedire che il mondo possa evolvere e si mantenga sempre uguale.
    “Però, Fermín, cos’ha a che fare tutto questo con le inquietudini del cuore?”
    “Ah, niente boleri, ché ci conosciamo. Il cuore è una viscera che pompa sangue, non sonetti. Con un po’ di fortuna, qualcosa di questo flusso arriva alla testa, ma in maggior parte va a finire nella pancia e, nel suo caso, nelle vergogne, le quali, non appena si distrae, le faranno le veci di corteccia cerebrale fin quando non compirà le venticinque primavere. Tenga la massa testicolare lontana dal timone e arriverà in porto. Faccia lo stupido e la vita passerà senza che lei abbia realizzato nulla di utile.”
    “Amen.”
  • Mia figlia mi diceva che non le piaceva che stessi da solo, e io replicavo che non lo ero […] Avevo lei e tutta la mia galleria di ombre intrappolate fra la realtà e la finzione.
  • “Allora, questa è una storia d’amore o di guerra?”
    Fermín fece spallucce.
    “Qual è la differenza?”
  • Dio li fa e il diavolo li accoppia
  • “Quello che mi piacerebbe fare è viaggiare e vedere il mondo. Trovare un posto mio. Se esiste.” [Alicia]
    “Da sola?” [Leandro]
    “Ho bisogno di qualcun altro?”
    “Immagino di no. Per le creature come noi la solitudine può essere la migliore delle compagnie”
    “A me va già bene”
    “Un giorno ti innamorerai.”
    “Un bel titolo per un bolero”
  • Aveva sempre pensato che al destino […] piacesse annidarsi nelle stazioni ferroviarie nelle pause di riposo. Lì iniziavano o terminavano tragedie e storie d’amore, fughe e ritorni, tradimenti e assenze. La vita, si diceva, è una stazione ferroviaria in cui quasi sempre uno sale, o lo fanno salire, sul vagone sbagliato.
  • L’orgoglio di Fernandito era come un aspirante pugile con più ostinazione che qualità: non importava quante ne prendesse, tornava sempre alla carica.
  • Le aveva piazzato un bacio maiuscolo di quelli che si possono dare soltanto a quindici anni e che ti fanno credere, sebbene solo per un istante, che ci sia speranza nel mondo.
  • “Fernandito, c’è più vita in una tua lacrima di quella che io potrei mai vivere anche se morissi a cent’anni.” [dice Alicia]
  • Nessuno sa capire una donna quanto un’altra donna
  • Il gioco di infiltrarsi è simile a quello della seduzione: chi chiede permesso ha perso prima di cominciare

Il gioco dell’angelo – C.R. Zafón

  • Si finisce per diventare ciò che si vede negli occhi di quelli che si desiderano.
  • Con il desiderio, mi capitava come con i fiori: una volta che l’avevo tra le mani, non sapevo dove metterlo.
  • Le ho portato un caffè […] Non entrava nella cassetta e ho pensato che era meglio aspettarla.
  • Lo diceva mio padre, che riposi in pace: il giorno in cui si permetterà alle donne di imparare a leggere e scrivere, il mondo sarà ingovernabile.
  • Sai qual è il bello dei cuori infranti? […] Che possono rompersi davvero soltanto una volta. Il resto sono graffi.
  • Le buone parole sono gesti di bontà vani che non esigono alcun sacrificio e sono più graditi di quelli pratici.
  • La donna finisce a volte per diventare complice ed esecutrice del suo stesso soggiogamento.
  • Io non so amare nessuno. Lo sai. Sono un egoista e tutto il resto. Parliamo d’altro.
  • quando una donna tratta qualcuno da stupido significa che le si stanno gonfiando le gonadi
  • le dica che l’ama, anche se è una bugia. A noi ragazze piace sentircelo dire.

Chi sei? Vuoi parlare con me?

E’ la prima volta che incontro qualcuno che si preoccupa di me quando mi parla: non aspetta l’approvazione o il disappunto, mi guarda con l’aria di dire: “Chi sei? Vuoi parlare con me? Mi fa proprio piacere stare con te!” Ecco cosa volevo dire con la parola gentilezza, questo modo di fare che dà all’altro la sensazione di esserci

“L’eleganza del riccio” [Paloma, 163] – Muriel Barbery

Addomesticami

In quel momento apparve la volpe.
“Buon giorno”, disse la volpe.
“Buon giorno”, rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
“Sono qui”, disse la voce, “sotto al melo…”
“Chi sei?” domando’ il piccolo principe, “sei molto carino…”
“Sono una volpe”, disse la volpe.
“Vieni a giocare con me”, le propose il piccolo principe, sono cosi’ triste…”
“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomestica”.
“Ah! scusa”, fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
“Che cosa vuol dire <addomesticare>?”
[..] “E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire <creare dei legami>…”
“Creare dei legami?”
“Certo”, disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro’ per te unica al mondo”.
“Comincio a capire” disse il piccolo principe. “C’e’ un fiore… credo che mi abbia addomesticato…”
[..]
“La mia vita e’ monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio’. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara’ illuminata. Conoscero’ un rumore di passi che sara’ diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara’ uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu’ in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e’ inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e’ triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sara’ meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e’ dorato, mi fara’ pensare a te. E amero’ il rumore del vento nel grano…”
La volpe tacque e guardo’ a lungo il piccolo principe:
“Per favore… addomesticami”, disse.
“Volentieri”, disse il piccolo principe, “ma non ho molto tempo, pero’. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose”.
“Non ci conoscono che le cose che si addomesticano”, disse la volpe. “Gli uomini non hanno piu’ tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia’ fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu’ amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!”
“Che cosa bisogna fare?” domando’ il piccolo principe.
“Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe. “In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, cosi’, nell’erba. Io ti guardero’ con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ piu’ vicino…”
Il piccolo principe ritorno’ l’indomani.
“Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe.
“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero’ ad essere felice. Col passare dell’ora aumentera’ la mia felicita’. Quando saranno le quattro, incomincero’ ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro’ il prezzo della felicita’! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro’ mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti”.
“Che cos’e’ un rito?” disse il piccolo principe.
“Anche questa e’ una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe. “E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’e’ un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e’ un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza”.
Cosi’ il piccolo principe addomestico’ la volpe.
E quando l’ora della partenza fu vicina:
“Ah!” disse la volpe, “… piangero'”.
“La colpa e’ tua”, disse il piccolo principe, “io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…”
“E’ vero”, disse la volpe.
“Ma piangerai!” disse il piccolo principe.
“E’ certo”, disse la volpe.
“Ma allora che ci guadagni?”
“Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano”.

Il Piccolo Principe

Sei un uomo

April: Non capisci? Questa è appunto l’idea! Farai quello che doveva esserti concesso di fare 7 anni fa: avrai del tempo. Per la prima volta nella tua vita avrai il tempo di scoprire cosa vuoi fare veramente e quando l’avrai scoperto, avrai il tempo e la libertà di cominciare a farlo.
Frank: Tesoro, non è molto realistico tutto questo.
April: No, Frank… è QUESTO che non è realistico! Non è realistico per un uomo dalla mente sveglia continuare ad applicarsi, anno dopo anno, ad un lavoro che non sopporta; tornare a casa in un posto che non sopporta, da una moglie, come lui, incapace di sopportare le stesse cose. E vuoi sapere la parte peggiore? La nostra intera esistenza qui è basata sulla grande premessa che noi siamo.. speciali! e superiori a tutto il resto. Ma non lo siamo! Siamo tali e quali agli altri… guardaci, abbiamo accettato la stessa ridicola illusione: l’idea che uno deve ritirarsi dalla vita e sistemarsi nel momento in cui ha dei figli.. e ci stiamo punendo a vicenda per questo.
Frank: Ascolta, noi abbiamo deciso di trasferirci qui, nessuno mi ha costretto a prendere il lavoro alla Knock’s.. e poi chi ha mai detto che ero destinato a diventare un pezzo importante?!
April: Quando ti ho conosciuto non c’era niente al mondo che tu non potessi fare o essere!
Frank: Quando mi hai conosciuto io ero un furbastro con la lingua lunga, ecco tutto.
April: No, non è vero! Come fai a dire questo?
Frank: E va bene. Va bene, perciò avrò del tempo e Dio sa se è piacevole… è molto piacevole! E tutto quello che dici avrebbe senso se avessi un preciso talento… se fossi uno scrittore… o un artista…
April: No, no, Frank, ascolta… ascoltami bene: è quello che sei che viene soffocato, è quello che sei che viene negato e negato in questo genere di vita.
Frank: Sarebbe a dire?
April: Non lo sai tu? Sei la cosa più bella e più preziosa che c’è al mondo… sei un uomo!

da “Revolutionary Road”