Dieci minuti – C. Gamberale

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Si diventa così sordi, quando la paura di perdersi supera la voglia di trattenersi…

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Chissà perché certi abbandoni sono così netti e certe riconquiste così vaghe.

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«Trovare una cosa nuova al giorno da fare non è facile. E mentre mi sforzo, va da sé: ho meno tempo per realizzare davvero come sto, tanto che a tratti sento come una piccola vertigine.”

«È un bene?”

“Non saprei. A volte, l’impotenza di fronte a tutto quello che mi è successo mi manca. Mi manca svenirci dentro, all’impotenza. Il contatto con la mia parte più autentica a cui mi porta quello svenimento.”

“Non è detto che si debba svenire di dolore, per entrare in contatto con se stessi. O comunque non è detto che, una volta svenuti, non ci si possa risvegliare.”

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La scrittura per me è un po’ come il sesso con qualcuno che ami e conosci nel profondo.

Non sai se ne hai ancora davvero voglia, temi di non avere più niente di così interessante da dare, temi che non ci sia niente di nuovo da scoprire. Poi però cominci a farlo, smetti di temere e spontaneamente dai, spontaneamente scopri. Vieni.

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Ouando fanno qualcosa per noi, gli altri ci consegnano o in realtà ci tolgono un’occasione?

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La nostra amicizia, non a caso, si è radicata da quando Gianpietro è andato a lavorare a Palermo: a distanza di sicurezza riusciamo a darci il meglio, perfino se ognuno dei due è alle prese con il proprio peggio.

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Perché è davvero perverso l’amore.

Quando c’è, parli con una sola persona di tutte le altre.

Quando entra in crisi, parli con tutte le altre di una sola persona.

L’unica con cui, a parlare, non riesci più.

E giorno dopo giorno ecco che non è più davvero una persona, quella persona: a forza di parlare di lei anziché viverla, diventa un puntino. Un ologramma.

Qualcosa di indistinto, di ingannevole, di fatuo.

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lo però ti conosco. Lo so chi sei. Sei e sempre sarai una ragazzina spaventata con le trecce lunghe. Una stupenda, ragazzina spaventata con le trecce lunghe. Che non sa guidare, non sa prendersi cura di sé, non sa mangiare come si deve e che inciampa, dentro alle sue paure e per il mondo.

Ha bisogno di un uomo che, seppure a modo suo, sappia proteggerla, quella ragazzina. Un uomo che intuisca quello che di lei perfino a lei stessa sfugge. Hai bisogno di me, Magoo. Altrimenti perché sei crollata, quando sono andato a Dublino e a New York?

“Perché ancora non ti rialzi? Perché hai bisogno di me.

Ecco perché. Fai pace con l’evidenza di questa verità e smettiamola di sforzarci per avere un matrimonio felice. Nessuno ce l’ha. Tutti si arrabattano come possono, si tradiscono, si deludono, si accontentano. La vita è troppo breve per impegnarsi a migliorare… No?”

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Penso che ci fidiamo di fratti che per loro stessa natura sono sbagliati: è vero.

Ma siamo anche terrorizzati da fratti che per loro stessa natura sono necessari.

Penso a come un distacco non segni per forza la fine di un’esperienza.

Anzi: può darle il permesso di durare per sempre.

Penso alla mia casa di Vicarello, penso a mio marito, penso alla mia rubrica.

Guardo Ato, accucciato come me, che aspetta che Antonio Rezza dica “Rocco”, per saltare.

E penso a quello che ho vissuto, a quello che vivrò, a quello che sto vivendo adesso.

Perché nelle infinite semplificazioni con cui crediamo di metterci in salvo e dentro cui invece ci perdiamo, c’è una cosa, una soltanto, che non può venirci dietro, che non possiamo ingannare.

Questa cosa è il tempo.

Che è qualcosa di pochissimo, se siamo felici.

È qualcosa di tantissimo, se siamo disperati.

Comunque sta lì.

Con una lunga, estenuante, miracolosa serie di dieci minuti a disposizione.

Abbiamo l’occasione di farci quello che ci pare, con la maggior parte di quei dieci minuti

Ma ci sono momenti in cui non riusciamo proprio a coglierla, l’occasione.

Ci sono momenti in cui, anzi, ci pare una disdetta.

Quei momenti sono bugie.

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