E’ da un pezzo che anch’io nutro dei sospetti su di lei. Da lontano è proprio una portinaia. Da vicino… beh, da vicino… c’è qualcosa di strano. Colombe la odia e pensa che sia un rifiuto dell’umanità. Per Colombe, a ogni modo, chiunque non corrisponda ai suoi modelli culturali è un rifiuto dell’umanità, e i modelli culturali di Colombe sono il potere sociale sommato alle camicette firmate agnès b. Madame Michel… Come dire? Trasuda intelligenza. Eppure si sforza, già, si vede che fa tutto il possibile per entrare nel ruolo della portinaia e sembrare stupida. Ma io l’ho osservata quando parlava con Jean Arthens, quando parla a Neptune alle spalle di Diane, quando guarda le signore del palazzo che le passano davanti senza salutare. Madame Michel ha l’eleganza del riccio: fuori e protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti.
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Ecco quindi il mio pensiero del giorno: per la prima volta ho incontrato qualcuno che cerca le persone e che vede oltre. Può sembrare banale, eppure credo che sia profondo. Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e, cosa ancora più grave, abbiamo rinunciato all’incontro, non facciamo che incontrare noi stessi in questi specchi perenni senza nemmeno riconoscerci. Se ci accorgessimo, se prendessimo coscienza del fatto che nell’altro guardiamo solo noi stessi, che siamo soli nel deserto, potremmo impazzire. Quando mia madre offre degli amaretti di Ladurée a madame de Broglie, non fa che raccontare a se stessa la storia della sua vita, sgranocchiando il proprio sapore; quando papa beve il caffé leggendo il giornale, si contempla in uno specchio tipo autosuggestione cosciente del metodo Coué; quando Colombe parla delle conferenze di Marian, blatera davanti al riflesso di se stessa, e quando le persone passano davanti alia portinaia, non vedono nulla perché li non si vedono riflesse. Io invece supplico il destino di darmi la possibilità di vedere al di là di me stessa e di incontrare qualcuno.
“L’eleganza del riccio” [Paloma, 137] – Muriel Barbery